La specializzazione è un vantaggio in diversi ambiti: più il campo è ristretto e più sarà semplice focalizzare su di esso tutte le risorse a disposizione. Rimane però sempre il rischio di ritrovarsi scoperti nel caso in cui l’oggetto dell’attenzione esclusiva dovesse attraversare delle difficoltà. Immaginiamo ad esempio di aver investito tutti i nostri risparmi nell’apertura di un negozio di sigarette elettroniche: se domani queste venissero per qualche motivo dichiarate fuori legge, la nostra attività dovrebbe chiudere.

Ragionare in termini di portafoglio nel mondo del trading ha proprio l’obiettivo di evitare simili situazioni fallimentari. Il trader si comporta insomma come un buon imprenditore che evita di mettere tutte le uova nello stesso paniere. Non solo sceglie come allocare il proprio capitale in modo da garantirsi i profitti più validi e stabili, ma elabora anche dei piani di backup per avere le spalle coperte all’eventuale verificarsi di circostanze inattese.

La diversificazione delle strategie è fondamentale nel trading algoritmico. Nel percorso che stiamo compiendo ormai da alcune settimane, incentrato su ciò che dobbiamo conoscere per poter automatizzare i sistemi di trading, è dunque doveroso inserire un capitolo riguardante la selezione di un portafoglio, il suo bilanciamento e la sua gestione automatica. Vediamone assieme alcuni degli aspetti principali.

L’uso intelligente del report di portafoglio

Perché iniziamo parlando del report di portafoglio? Ammettiamolo: noi trader sistematici siamo fondamentalmente vanitosi. Ciò che di norma accade è che, una volta che abbiamo selezionato il sistema e lo abbiamo messo a punto tramite ottimizzazione e validazione, andiamo a creare un report per compiacerci di quanto il nostro portafoglio sia bello.

Lo sarà sicuramente, dal momento che arriviamo da un lungo processo che è servito ad individuare i sistemi di trading più efficienti, quelli con Drawdown minimi e che restituiscono le migliori Equity Line. Ne consegue che, in quest’ottica, il report di portafoglio non ci dice nulla che già non sapessimo e non ha una reale utilità. Possiamo però spingerci oltre con l’interpretazione dei dati e dare un ruolo più importante a questo strumento.

In particolare, partendo dal report possiamo lavorare alla diversificazione del portafoglio. Qui si rende necessaria una precisazione, perché – nel nostro caso – il portafoglio deve essere diversificato sotto due punti di vista. Il primo riguarda i sottostanti: cercheremo di non investire il nostro capitale su un unico strumento finanziario, bensì di ripartirlo su più fronti in modo da non perderlo tutto nel caso in cui uno dei titoli crollasse o inizi ad assumere un comportamento nettamente differente dal passato. Per lo stesso motivo – ed è il secondo aspetto – dovremo diversificare anche i sistemi stessi.

Correlazione e decorrelazione

In ambito finanziario, due investimenti sono correlati quando i rispettivi rendimenti si muovono in connessione. Sono direttamente correlati se vanno nella stessa direzione, quindi o al rialzo o al ribasso; si dicono inversamente correlati quando, al rialzo nel rendimento dell’uno, corrisponde un ribasso nel rendimento dell’altro. Sono invece decorrelati quando le variazioni dei loro rendimenti risultano essere completamente indipendenti, senza alcun collegamento. Per estensione, i sistemi sono correlati o decorrelati a seconda che i loro rendimenti presentino o meno questo tipo di rispondenza.

All’interno di un portafoglio, sia per quanto riguarda i titoli che per i sistemi, la correlazione aumenta il rischio complessivo, mentre la decorrelazione lo riduce. La teoria ci insegna che dovremmo dunque studiare un portafoglio di Trading System il più possibile decorrelati fra loro: se il sistema A dovesse cominciare ad andare male, potremo ragionevolmente confidare nella probabilità che i sistemi B e C non faranno lo stesso. Tuttavia la teoria spesso differisce dalla realtà: le correlazioni, anche tra sistemi, purtroppo non sono stabili nel tempo.

È sempre stato difficile prevedere il grado di correlazione dei sistemi: senza sapere quali risultati otterranno, la valutazione si traduce in una stima basata sull’intuito, in un’operazione largamente discrezionale. Ci sono però delle novità: proprio a questa tematica noi di Algoritmica abbiamo dedicato quasi 10 anni di ricerca e siamo oggi giunti alla sperimentazione di alcune tecniche innovative in grado di andare oltre alla classica metodologia che si basa sulla correlazione tra i sistemi.

Costruzione di un portafoglio: nuove tecniche

Daremo qui un’anticipazione di un argomento che tratteremo più approfonditamente durante l’edizione 2018 dell’annuale Convegno Italiano dei Trading System, che si terrà sabato 15 Settembre 2018 a Bologna. Grazie ad uno studio che abbiamo iniziato nel 2009 e che stiamo ancora portando avanti, abbiamo sviluppato una particolare metodologia. Di recente abbiamo iniziato ad applicarla ai nostri portafogli, con ottime sorprese nell’operatività reale.

Il presupposto è l’elaborazione di tabelle di correlazione che indicano quando e dove il sistema è decorrelato. Nel comporre il nostro portafoglio, consideriamo non solo i sistemi più adatti alle nostre esigenze in termini di capitale e di rischio, ma valutiamo anche le correlazioni massime tra di loro. Attiviamo poi un monitoraggio attivo della Performance Decay (indicato con l’espressione Equity Control) per controllare il decadimento delle performance dei Trading System.

Se un sistema va male, deve essere staccato: uno dei principali problemi per i trader sistematici è proprio determinare in quale momento sia più opportuno compiere questa operazione. Prima di provare con le nuove tecniche, noi stessi impostavamo delle regole rigide per istruire i sistemi a staccarsi una volta raggiunto un certo Drawdown. La verità, però, è che un sistema che raggiunge il Drawdown una volta e mezza o due, e destinato a questo punto ad essere staccato, potrebbe riprendere a funzionare.

Sfruttando il monitoraggio attivo della Performance Decay abbiamo invece potuto automatizzare il meccanismo che stacca il singolo sistema al momento giusto. Questo è un importante progresso nell’ottica di ridurre il rischio di risultato. Il passo successivo è mettere alla prova diversi sistemi: filtrando i risultati possiamo creare un ranking del portafoglio dei sistemi, sempre in automatico, e scegliere i migliori.

Aggiungere alla valutazione della correlazione dei sistemi il monitoraggio attivo della Performance Decay e il ranking del portafoglio dei sistemi ci ha permesso insomma di elaborare una tecnica automatica in grado di delegare alla macchina il compito di scegliere quali sistemi utilizzare e quali staccare.

Come automatizzare un portafoglio di sistemi

Costruito un portafoglio di sistemi dovremo automatizzarlo. Per fare questo sarà innanzitutto necessaria un’infrastruttura che supporti ogni singolo passaggio, ad esempio un server dedicato o una macchina virtuale.

Sull’infrastruttura dovremo avere il pieno controllo. Questo non si esaurisce con l’esigenza di ricevere notifiche, ma richiede una totale chiarezza su ciò che avviene al suo interno. Dovremo ad esempio conoscere il processo di riallineamento dei sistemi e comprendere per quale motivo i risultati del sistema nel teorico sono differenti rispetto a quelli del reale.

È fondamentale garantire la stabilità dell’infrastruttura. Significa ovviamente che ci sia coerenza nell’operatività, ossia che il sistema si comporti come da istruzioni nell’inserire ordini, entrare a mercato, mettere stop e target e via dicendo. Ma vuol dire anche fare molta attenzione a non destabilizzare l’infrastruttura, ad esempio installando frettolosamente gli aggiornamenti o una nuova versione del software sulla piattaforma. In alcuni casi installare una nuova versione si traduce nell’introduzione di nuovi problemi nell’infrastruttura, derivanti ad esempio da un bug (errore) dell’aggiornamento.

Parola d’ordine: controllo

In conclusione, riprendiamo quello che abbiamo appena detto sul portafoglio di sistemi e che abbiamo sottolineato fin dal primo step di questo nostro percorso. Il controllo è la chiave: l’obiettivo di un trader che vuole diventare autonomo nell’automatizzazione dei sistemi è avere piena consapevolezza in tutte le fasi del processo, sia degli aspetti teorici che di quelli pratici.

È per questo che suggeriamo a chiunque sia interessato al mondo dell’autotrading di abbracciare un progetto formativo completo e articolato come, ad esempio, il corso Diventare Quant. Puoi rivolgerti ad Algoritmica per informazioni o per qualunque domanda in proposito: lascia un commento qui sotto o contattaci.