Si parla spesso di “casi di successo”, ma quasi mai dei propri fallimenti. Ed è un vero peccato, perché i migliori insegnamenti, quelli che restano, arrivano proprio dagli errori. Nella vita come nel trading. Non conosco nessuno che abbia iniziato a fare trading senza perdere soldi: credo sia la norma, e io non faccio eccezione.

Il trading è un’attività estremamente contro-intuitiva e spesso è necessario fare l’opposto di ciò che l’istinto ci suggerisce. Ricordo ancora il mio primo investimento: era il 2000 e investii tutta la mia liquidità in azioni. Non avevo una strategia né avevo elaborato un piano; pensavo semplicemente che il mercato sarebbe salito. D’altra parte, nel lungo periodo, il mercato sale sempre, giusto?

Il rischio non mi spaventava e non esitavo a fare esperimenti con le strategie di trading. Solo più tardi ho realizzato che non si trattava di coraggio, bensì di incoscienza: stavo procedendo senza avere le basi necessarie per comprendere i rischi in gioco.

Quando lessi il mio primo libro sulle opzioni, ad esempio, non mi sembrò vero di aver trovato un modo per guadagnare senza dover indovinare la direzione del sottostante. Convinto che bastasse limitarsi a comprare opzioni e stare alla larga dai futures, misi subito a mercato il mio primo Straddle. Chiaramente, la mia strategia si rivelò un buco nero, una perdita continua.

Non fu un caso isolato. Ricordo di un’operazione prossima alla scadenza il cui esito dipendeva da un rialzo o ribasso infinitesimale del mercato, previsione dall’accuratezza pari a quella del lancio di una monetina. Basti dire che, alla fine, presi letteralmente a testate il muro e mi rimproverai per giorni interi. La ferita – più nell’orgoglio che alla testa, per fortuna – brucia ancora oggi.

Se posso riconoscermi un merito, in quella fase della mia avventura nel trading, è stato quello di non arrendermi. Mi sono rialzato, ho fatto tesoro dei miei sbagli ed ho capito che la soluzione era studiare. Dovevo riuscire ad incanalare la mia passione per il trading in un percorso che trasformasse ciò che al momento era poco più di un estro in qualcosa di scientifico.

Iniziai col leggere ogni manuale disponibile. Le cose cominciarono a girare nella giusta direzione, ma la costanza di rendimento che cercavo era ancora lontana. Il problema è che affidarsi esclusivamente ai manuali non può garantire una solida formazione: non tutti i testi di trading sono ugualmente validi e, inoltre, forniscono spesso indicazioni contrastanti.

Da qui l’idea di verificare l’efficacia di ciò che leggevo prima di investire. L’utilizzo di Multicharts per eseguire backtest di ogni strategia prima di metterla a mercato è stato una svolta decisiva. Mi ha permesso di smascherare moltissime tecniche prive di fondamento prima di rimetterci ingenti capitali.

Nell’ordine delle mie priorità, il successivo problema da affrontare era conciliare il trading con il mio lavoro in banca. Allora operavo manualmente: seguire i mercati durante il giorno, magari con la fila di clienti in ufficio, era estremamente stressante e complicato. Avevo iniziato ad utilizzare i future, spesso avevo posizioni aperte su più strumenti contemporaneamente e non sempre mi riusciva possibile intervenire con la dovuta tempestività, ad esempio con uno stop loss.

Per un periodo ho provato con Trading System di terzi, tramite dei conti gestiti (male, a dire il vero), ma ho poi concluso che la soluzione applicabile era per me solo una: diventare autonomo e finanziariamente indipendente. Devo anche aggiungere che non mi sentivo affatto tagliato per il ruolo che ricoprivo presso la banca. Non che mi mancassero capacità né preparazione, ma la filosofia del vendere a tutti i costi che è oggi il principale focus di questi istituti mi andava stretta. Vendere polizze vita, assicurazioni, azioni della banca, diamanti, oro o qualsiasi altro prodotto, indipendentemente dal fatto che mi convincessero o meno, mi riusciva difficile. Questo incideva negativamente sulle mie statistiche, con il conseguente aumento della pressione da parte dei superiori tramite rendicontazione, classifiche dei dipendenti, prospettive di trasferimento o di degradazione.

Grazie al trading, mi sono alleggerito di ansie e insoddisfazione, non ho nessun superiore a cui rendere conto e mi sono riappropriato della possibilità di decidere per me stesso. Ma è grazie allo studio del trading che ho potuto trasformare la mia passione in professione. Oggi sono un trader meccanico: seguo precisi setup di ingresso e di uscita dal trade, basati su regole che ho ideato, testato e modellato in prima persona. Tutto gira su un server in modalità automatica, il che mi consente di diversificare il mio portafoglio e applicare tante strategie allo stesso tempo. Impossibile, col trading discrezionale.

Non racconto di aver raggiunto l’infallibilità. Ho alternato anni con ottimi rendimenti ad altri con rendimenti più modesti; ho imparato a comprendere e controllare il rischio, senza il quale non possono esistere investimenti e rendimenti. Ma questa è la natura del trading e, in fondo, è anche il suo fascino. Il segreto per non farsi abbagliare è continuare a studiare per migliorarsi, sempre.

Francesco Placci
Direttore R&S Algoritmica.pro

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